Febbre…

Fra le calli di Venezia, oramai esangue, non ce la faceva più, gli girava tutto. Si sentiva bollente, quando; lo sentì, un liquido caldo e denso salirgli in bocca e come una molla gli fece scattare la mascella ed il liquido che ne scaturì era giallo limone, con un odore che gli fece fuoriuscire un altro fiotto di vomito, aveva avuto il tempo, persino di pensare che assomigliava all’intonaco di alcune case di colore giallo a Burano ma, la fitta potente che ne seguì fu come se gli avessero conficcato un palo ardente in mezzo al cervello, mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime che gli facevano vedere tutto sdoppiato.
Finalmente quando si fu “svuotato” si asciugò con il palmo della mano le lacrime che oramai gli correvano lungo le guance, e riaquistò la vista.
Lo stupore fu esilarante nel vedere che senza perdere tempo un paio di piccioni, gabbiani e ratti stavano già banchettando sul suo vomito. Ma la cosa non finì lì, perché il gabbiano non soddisfatto ammazzò con un colpo ben assestato ammazzò un ratto e lo sventrò immediatamente, a quella vista cominciò a ridere a crepapelle, mentre le sue tempie pulsavano sempre più forte, e gli animali non curandosi di lui, continuavano a banchettare, tant’è che la cosa lo nauseò ancora e di nuovo vomitò sopra agli animali, che cominciarono a ripulirsi del vomito, mentre ancora altre lacrime gli riempivano gli occhi, e continuava a ridere, assieme alle sue tempie che non la smettevano di martellargli la testa.
Ora vedeva tutto a puntini luminosi e perse i sensi. Restando in quella calle sperduta ed abbandonata.
Stonse_02

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