L’uomo nero

Sentiva la pioggia battente che colpiva i vetri antichi della struttura dove lavorava; una forte raffica di vento cominciò a sibilare tra le intercapedini dello stabile. Alessandro oramai rimasto solo, con la sola compagnia del pc di lavoro, cominciò a scrivere. Quando l’orologio di San Marco batté mezzanotte, l’orologio scandiva le dodici ore, mentre il rumore dei tasti riecheggiava nella hall, improvvisamente sentì una porta cigolare, come se fosse stata aperta da qualcuno.

Fattosi coraggio, prese la torcia e partì alla volta della provenienza del rumore. Ora aveva sentito un altro rumore, uno schiocco metallico, e si fermò mentre sentiva il sangue diventargli ghiaccio nelle vene e chiese – C’è qualcuno? – e dal buoi della stanza difronte a lui sentì uno sbuffo di aria calda che lo investì, sentì l’olezzo di morte che proveniva da quella stanza, e ripeté la domanda. Questa volta la risposta fu – Sono arrivato a prenderti! – Solo allora Alessandro capì, che il famigerato uomo nero esisteva ed era arrivato a portarlo via. Non ebbe il tempo nemmeno di battere gli occhi che il buio l’aveva inghiottito lasciando a terra la torcia.